L’illusione di Fraser della Sostenibilità
07/08/2018Contro l’Economia Circolare…
21/11/2018Sono stato nei giorni scorsi al Business and SDG Annual Forum del Global Compact Italian Network a Matera, per sentire un po’ che aria tira nell’augusto circolo sul tema della Sostenibilità. Debbo dire con dispiacere che ne sono uscito piuttosto deluso, pur senza esserne sorpreso. Troppe parole, troppa CSR, focalizzata quasi esclusivamente su iniziative di filantropia, un po’ di risparmio energetico, al massimo un tocco d’ambiente, ma pochissima consapevolezza di quanto la sostenibilità integrata richieda innovazione visionaria nei business models.
In pratica, la consueta sensazione che le grandi imprese vogliano continuare “business as usual” ma dribblando i possibili rischi reputazionali con misure tampone le quali, richiamandosi agli obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, le facciano apparire “virtuose” come raramente sono. Invece, la discussione sulla sostenibilità, se vuol esser produttiva del cambiamento di paradigma necessario, dev’esser profonda e radicale.
Tuttavia, Matera – al di là di essere un luogo splendido – è stata con me molto generosa, poiché mi ha ispirato una visione simbolica sull’essenza della Sostenibilità e dello Sviluppo Sostenibile molto emozionante; voglio perciò esprimere la mia gratitudine condividendola. La sera del venerdì, andando a zonzo dopo cena per questa città gioiello, sono entrato nella chiesa di San Francesco per ritrovarmi inaspettatamente a un evento musicale: il concerto di un coro di voci maschili, con accompagnamento di qualche strumento. Quale magnifica scenografia ci si è parata davanti! No, non la chiesa in sé: un barocco non straordinario; bensì l’immagine di un coro composto da una trentina di uomini in smoking nero, diretto con piglio sicuro e grazia impareggiabile dalla direttrice, un’affascinante e sorridente Maestra dai lunghi capelli biondi, fasciata in un abito da sera rosso fiammante. (Si trattava del Coro Polifonico di Ruda, diretto dalla Maestra Fabiana Noro)
A parte la musica, a tratti veramente potente e ispirante, la scena era così bella e inusuale da penetrare in profondità; pian piano mi son trovato a percepirla come l’immagine archetipica della Sostenibilità proiettata verso l’Economia Circolare. Perché? Descriviamola e scopriamolo insieme. Davanti a noi le tre file del coro, e le voci possenti dei circa trenta cantori, rappresentavano la forza e la potenza dell’Uomo, ma anche, nei loro abiti da sera, le grisaglie del potere che ha guidato maldestramente il destino dell’umanità nel periodo storico, costruendo sul paradigma della forza bruta, della potenza e del preteso dominio sulla Natura e portandoci alla soglia del disastro dove ci troviamo ora.
Di fronte a loro, dirigendoli verso la sublime armonia, la grazia e il potere femminili, rappresentati dalla donna bionda vestita di rosso. Nel suo comando, che noi spettatori vedevamo in primo piano, non c’era violenza né un’immagine di dominio, ma una determinazione precisa, puntuale, anticipatrice e consapevole, come dev’essere quella del leader. La forza maschile, padrona della materia, condotta dal genio intuitivo e visionario femminile, padrone della dimensione creatrice pre-materica. Una combinazione potente ed emozionante, ma che in sé potrebbe esser semplicemente la rappresentazione di un gioco di pendolo: dopo il potere maschile la dominazione femminile. Invece, non era così. Vi era un elemento determinante accanto alla Direttrice: un pianista maschio, a rappresentare l’uomo di scienza, la conoscenza delle Leggi del mondo materico; dunque non la forza ma la sapienza, la matematica e la fisica che sono anima del suono. Perfetta integrazione con la sapienza profonda dell’armonia, cioè dell’integrazione dei diversi, e della biologia naturalmente posseduta dalla donna, portatrice della vita.
Ora, se mi seguirai un momento al di là dell’immagine poetica, potrai probabilmente concordare con me che l’immagine può rappresentare simbolicamente il nuovo paradigma dell’economia e dell’industria nel mondo circolare e sostenibile che dobbiamo realizzare, pena la nostra stessa estinzione. È infatti tempo di superare il paradigma tipicamente patriarcale della forza bruta, della ricerca del dominio e della prevaricazione, e imparare nuovamente con umiltà dalla Natura. Essa non contempla il concetto, per esempio, di “rifiuto”. Nemmeno quello di “linearità”, poiché ogni percorso nei suoi Regni è circolare. La natura non ha nemmeno bisogno di inventarsi il LEAN, o il Kaizen, perché ogni suo processo è già la massima espressione dell’efficienza. Abbiamo creduto per secoli di poter affermare con la violenza i nostri concetti dissoluti e riduttivi elevandoli a paradigma, forse perché sostenuti dalla linearità del dominio patriarcale e maschile (il fallo maschile è un simbolo lineare). Abbiamo stuprato la Terra madre riempiendola di scorie, rifiuti e tossine pensando d’aver carpito il segreto della prosperità, mentre ci cullavamo illusi in un’inconsapevole cupio dissolvi. Ora stiamo faticosamente cercando di recuperare la dimensione circolare (il grembo femminile è tondo) per poter sopravvivere. Si badi: non si tratta affatto di salvare il Pianeta. Se distruggeremo le condizioni per la sopravvivenza umana, la Terra si e no che se ne accorgerà, trasformandosi semplicemente in quanto ecosistema indivisibile ed eternamente in trasformazione. Quel che crediamo una nuova invenzione umana, la sostenibilità o l’economia circolare, è semplicemente il ritorno al buonsenso e all’auto-conservazione da parte della nostra specie per rimediare ai secoli della follia.
In questo, l’immagine della donna che dirige il coro maschile, coadiuvata e in perfetta armonia con lo scienziato-pianista, mi sembra davvero il simbolo che riunisce in una fotografia ciò che era e ciò che è: la follia ricondotta a ragionevolezza perché intelligenza, conoscenza, creatività, forza, dolcezza, integrazione e fermezza sono stati restaurati nei loro ruoli legittimi. In più, se vogliamo essere ancor più fini nella lettura simbolica, la donna dirige ma il suo volto è nascosto al pubblico, e il pianista pure è defilato, quasi invisibile. Loro non sono alla ricerca della visibilità e della gloria personali, ma al servizio (altra “invenzione” recente: la servant leadership…) della creazione di un’armonia magnifica espressa nel mondo della materia dalla Forza, per soddisfare il bisogno del pubblico di bellezza e nutrimento. Come meglio dipingere il bisogno che ha la nostra società, nelle imprese e nelle istituzioni di leader che tornano ad agire mossi dall’imperativo superiore di mettere a frutto i propri Talenti (maiuscoli come quelli evangelici, si) per la creazione di bellezza e utilità?
Grazie dunque a Matera, al Coro Polifonico di Ruda e alla Maestra Fabiana Noro per l’ispirazione e per l’emozione. Pur inconsapevoli, la bellezza della loro arte mi ha ispirato, donandomi nuovo entusiasmo e nuova forza per l’impegno mio e di Exsulting a diffondere la cultura e la pratica della Sostenibilità Integrata verso l’Economia Circolare. Continuiamo a risvegliare nei nostri simili l’amore per la bellezza e il desiderio di crearne continuamente di nuove, aiutandoli a farlo con umiltà, conoscenza e senso pratico.