L’over-packaging è una causa persa?
01/07/2019Oltre la Sostenibilità “occasionale” opportunità per i professionisti HSE
08/09/2019Come professionisti della sostenibilità ci troviamo spesso di fronte alla richiesta di definire o “spiegare meglio” ciò su cui lavoriamo. Un’altra sfida è quella di evitare l’assimilazione con la vasta offerta di CSR che esiste da alcuni anni e troppo spesso si è deteriorata al punto da diventare solo greenwashing o PR nella migliore delle ipotesi. Certo, possiamo attenerci alla classica definizione di Sostenibilità che anni fa l’amico e collega Bob Pojasek mi ha insegnato: “La capacità di un’organizzazione di gestire in modo trasparente le proprie responsabilità in materia di gestione ambientale, generazione di benessere sociale e prosperità economica nel lungo termine, rimanendone responsabile nei confronti dei propri portatori di interesse (stakeholders)“
Questa è una definizione abbastanza buona, ma può ancora essere oscura per qualcuno che non è nel campo in profondità come un professionista. È facile dire che un’organizzazione dovrebbe dimostrare tali capacità, ma come ciò si traduca in azioni non è così chiaro, quindi dobbiamo ancora spiegare qualcosa ai nostri interlocutori. Si può solo immaginare come le cose diventino ancora più complicate quando, come qui in Exsulting, lavoriamo con la Sostenibilità Integrata. Cosa significa “integrare” questo strano animale? Può diventare complicato spiegarlo a un interlocutore non specialista e a volte sembra solo di voler tirare in lungo senza arrivare al dunque. Tuttavia abbiamo potenti alleati in quest’impresa. Uno sopra tutti è lo standard internazionale ISO 26000 “Linee Guida per la responsabilità sociale”. Veramente? Non stiamo ficcandoci nelle mani degli stregoni della CSR con questo? Per quanto si voglia equivocare che la responsabilità sociale di un’impresa stia nel finanziare un’associazione benefica o piantare alberi qua e là, lo standard ISO è molto chiaro su cosa si intenda a proposito.
Secondo la mia opinione la definizione ne è particolarmente chiara nelle clausole 2.18, 3.3.4 e 3.3.5. Nel primo punto, appartenente appunto alle “definizioni”, la ISO 26000 afferma che è la responsabilità sociale di un’organizzazione attiene all’impatto delle sue decisioni e attività sull’ambiente e sulla società. La norma afferma inoltre che tale responsabilità comporta un contributo allo Sviluppo Sostenibile, la presa in considerazione delle aspettative degli stakeholder e deve essere integrata in tutta l’organizzazione e praticata nelle sue relazioni. Parlando di “integrazione”!
La seconda clausola, 3.3.4, richiama l’attenzione sul fatto che sono le “attività quotidiane regolari correnti” a dover essere l’oggetto dagli sforzi e che la RS dovrebbe “essere parte integrante delle strategie organizzative fondamentali”, “riflessa nei processi decisionali e considerata nell’attuazione delle attività”. Con mio estremo piacere, dopo anni di battaglie in merito, la stessa clausola afferma anche chiaramente che la filantropia non dovrebbe essere considerata come un sostituto dell’integrazione della RS nell’organizzazione. Cari amici delle PR e del Marketing ecco, scolpita nella pietra, la fine dello spin selvaggio e vuoto sulla CSR! La filantropia è una buona cosa, niente da dire contro di essa, ma non comporta assolvimento della responsabilità sociale di un’organizzazione. Forse tale consapevolezza significherà la fine di molte sponsorizzazioni, speriamo non di cause meritevoli, ma questa è la verità.
Tuttavia, la parte che ADORO davvero viene con la clausola 3.3.5 in cui lo standard tocca un punto sublime. Dopo aver affermato che lo Sviluppo Sostenibile e la Responsabilità Sociale non sono sinonimi, il che è corretto, continua con lo stabilire una relazione di causa ed effetto e una differenza di dimensione. Si dice che lo Sviluppo Sostenibile “riguarda il soddisfare i bisogni della società vivendo entro i limiti ecologici del pianeta e senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i loro bisogni”. Ciò implica una vasta gamma di sforzi e politiche pubbliche per affrontare il problema a una molteplicità di livelli che è al di fuori del potere di ogni individuo (persona od organizzazione). La Responsabilità Sociale, d’altra parte, “ha come oggetto l’organizzazione” ed è “strettamente connessa allo Sviluppo Sostenibile”. Come? Bene, si dice in termini chiari e inconfondibili: “Poiché lo Sviluppo Sostenibile riguarda gli obiettivi economici, sociali e ambientali comuni a tutte le persone, può essere usato come un modo per riassumere le aspettative più ampie della società che devono essere prese in considerazione da organizzazioni che cercano di agire in modo responsabile”. E c’è ancor di più: “Pertanto, l’obiettivo generale della Responsabilità Sociale di un’organizzazione dovrebbe essere quello di contribuire allo Sviluppo Sostenibile”
Serv qualcosa in più per comprendere di cosa tratta la Sostenibilità Integrata? A nostro avviso si tratta di implementare la ISO 26000 in ogni singolo processo di un’organizzazione, dall’impostazione della Missione, al processo decisionale, a qualsiasi pianificazione e azione lungo l’intera Catena del Valore. Il mio consiglio è di investire in una copia della ISO 26000, leggerla e mettersi in pace: tutto è lì, nella forma rilassante di una Linea guida che non è uno standard di certificazione, ma con un contenuto che per me dovrebbe essere obbligatorio in qualsiasi legge commerciale in qualsiasi Paese. Se potessimo rendere obbligatoria la conformità ai principi e ai numerosi suggerimenti della ISO 26000 per ogni organizzazione del pianeta, avremmo risolto la maggior parte dei problemi dell’umanità. Inclusa l’economia: dal momento che la linea guida esclude esplicitamente la filantropia dalla responsabilità sociale di un’organizzazione, l’equilibrio finanziario è per definizione incluso nelle responsabilità che la direzione di un’organizzazione dovrebbe perseguire. Inoltre, il perseguimento dei 17 SDG si inserirà automaticamente in qualsiasi modo possibile tra gli obiettivi dell’organizzazione.
Dato che per molti Agosto è un periodo di riposo, sono felice di dare questo consiglio di lettura. Spero che incoraggerà molti dei nostri colleghi a riflettere e considerare la linea guida ISO 26000 come una linea guida ben equilibrata e lungimirante per le strategie aziendali e la gestione, ben più che una semplice fonte d’ispirazione per alcuni “obblighi sociali” da soddisfare svogliatamente. Noi lo abbiamo fatto mettendolo alla base della parte “Fattori di Resilienza” del nostro Embedded Sustainability Index® e finora ne siamo molto sodisfatti.