Quando usare le Persuasione e quando la Soluzione Chirurgica in HR?
18/05/2017Se non ti pensi nell’Ecosistema, non puoi condurre un business di successo
17/07/2017Sono stato recentemente Speaker a un importante evento internazionale sulla Industry 4.0 nel quale un focus centrale era ovviamente sull’automazione e sull’aumento di produttività.
Come non-tecnico sono rimasto affascinato nell’apprendere i più recenti sviluppi della tecnologia, nei macchinari, delle nuove possibilità offerte dall’Iot, dalla Stampa 3D, dai Big Data, dalla Smart Factory… Mi sono confermato nella sensazione che oggigiorno stiamo davvero vivendo una rivoluzione nel modo in cui produciamo, distribuiamo, gestiamo beni e risorse su questo pianeta.
Sono stato meno affascinato, direi piuttosto che sono stato disturbato, dalla disinvoltura, quasi leggerezza, in cui alcuni colleghi speaker parlavano di una sorta di scambio tra umani e macchine in tutti i processi industriali e, sembrava secondo qualcuno, nella vita in generale.
C’era una fastidiosa attitudine, secondo me, favorevole a un mondo in cui gli umani sarebbero prevalentemente eliminati dal lavoro per minimizzare i costi e massimizzare i profitti. Certo, so che c’è una corrente di pensiero del genere nel mondo del business, anche molto rilevante. Sfortunatamente, si tratta di una visione molto miope della realtà, che manca di osservare come per rendere prospera un’industria non bisogna solo minimizzare i costi, ma anche massimizzare il valore che si produce per i propri stakeholders, dunque profitti da aumentato giro d’affari.
Questo è qualcosa di più complesso che il semplice ridurre il costo del lavoro mediante licenziamenti massicci per incremento dell’automazione, e le macchine da sole non sono capaci di farlo.
Anche se non sono un Luddista e apprezzo certamente il potenziale inerente nello sviluppo tecnologico, non dimentico mai che gli umani sono coloro i quali hanno sviluppato la tecnologia lavorando su idee con l’uso di solo una parte del proprio potenziale di intelligenza. Cosa ancor più importante, gli umani sono quelli che hanno sviluppato dapprima le opportunità di business. Come leader, e oggi prevalentemente consigliere di leaders, è mia responsabilità mantenermi focalizzato dove risiede il maggior potenziale di crescita e prosperità: nelle intelligenze multiple degli esseri umani.
È estremamente pericoloso considerare gli umani come semplici “costi” o “passivi”, come suggerito da alcuni nel dibattito sul futuro dell’industria. Per persone che vogliono considerarsi protagoniste del futuro dell’industria si tratta decisamente di un pensiero Ottocentesco! È altresì pericoloso per persone d’affari, pensare solo in termini di taglio dei costi. Questa abitudine purtroppo diffusa, è una delle peggiori conseguenze del fallace “Agency Model”, sviluppato negli anni ’70 del secolo scorso, secondo il quale il dovere di un executive sarebbe quello di massimizzare il valore delle azioni, sull’errato presupposto che gli azionisti rappresenterebbero la proprietà dell’Organizzazione. Per un’eccellente critica del modello rinvio il lettore al numero di Maggio-Giugno di HBR. Tale approccio manda costanti brividi di paura attraverso tutta l’organizzazione mediante la continua minaccia di licenziamenti massicci dovuti alla frenesia taglia-costi dei manager. Il permanente livello acuto di stress sabota la performance dell’Organizzazione a un livello così terrificante che ogni executive o manager cui fosse rimasto un minimo di buonsenso dovrebbe dismettere l’Agency Model il più rapidamente possibile. Esso infatti distrugge la fiducia all’interno del gruppo di umani che costituisce l’Organizzazione, cioè quelli che rappresentano la sua “Tribù”. Come Paul J. Zak spiega molto bene sul numero di Gennaio Febbraio di HBR la fiducia è un bene prezioso di cui ci si dovrebbe preoccupare molto in qualunque organizzazione, per i suoi effetti sulla performance, se non sul benessere generale.
In verità, la principale abilità di un leader è proprio quella di vedere sempre le sfide come opportunità, e le persone come risorse da mettere all’opera per conquistare le opportunità. Questo è pensare strategicamente ed è anche pensare efficacemente in un modo che coinvolge tutte le persone dell’Organizzazione nello sforzo comune di raggiugnere gli obiettivi con creatività e passione.
Ecco il famoso esempio di un’Azienda italiana: l’Olivetti. È l’azienda che inventò il PC, il Programma 101 che portò l’Uomo sulla Luna, e il primo computer mainframe interamente transistorizzato, l’ELEA 9001, nella seconda metà del XX Secolo. Negli anni ’50 ci fu una crisi di sovrapproduzione, a causa della stupefacente innovazione continua in Olivetti. Alcuni manager insistevano sulla “via facile”: chiusura di unità produttive e licenziamenti. Adriano Olivetti, Presidente e Amministratore Delegato, aborriva i licenziamenti ed era un imprenditore fino al midollo. Perciò, licenziò i manager – incapaci di pensiero creativo generatore di soluzioni e ancorato alla mentalità di taglio dei costi – e invece disegnò un modello di business completamente nuovo, assumendo un nuovo management per le vendite e creando una Scuola di Formazione Venditori a Firenze che era un gioiello all’avanguardia per l’epoca.
Naturalmente i risultati furono ottimi e l’Olivetti fu estremamente profittevole per gli anni a venire. L’esempio di Adriano Olivetti come leader d’impresa è ancora oggi studiato come modello, anche se poco conosciuto al grande pubblico.
Per concludere queste riflessioni, ciò che voglio condividere è la convinzione, sostenuta dall’esperienza e da un po’ di scienza, che un leader d’impresa non dovrebbe mai pensare che i licenziamenti siano una opzione strategica per il successo duraturo di una Organizzazione. Possono essere il risultato di precedenti scelte infelici, della mancanza di lungimiranza nel vedere la necessità di cambiare un modello di impresa, un mercato, una tecnologia. Ma l’Organizzazione vive in un ambiente ed è parte di una o più comunità che condivide con i suoi stakeholders interni. Ferire loro ferirà l’Impresa nel lungo termine.
Gli Esseri Umani, le Persone in un’Impresa, sono invece la risorsa più preziosa cui noi leaders dobbiamo il più strenuo impegno per aiutarle ad accrescere le loro conoscenze e rivolgere le loro abilità a compiti più interessanti e fruttuosi, alla ricerca della miglior soddisfazione dei bisogni degli stakeholders, di tutti.
L’Industry 4.0 sarà veramente una buona Rivoluzione se manterrà le persone al centro della sua strategia, implementando al contempo la miglior tecnologia che può essere sviluppata dall’intelligenza di umani a beneficio di altre persone umane. Altrimenti, sarà solo l’ultima di una serie di delusioni e una ennesima strade senza uscita verso il nostro futuro su questo pianeta.