Come ogni altra attività umana, quella imprenditoriale comporta rischi. Un Rischio è internazionalmente definito (ISO, 2009) come “l’effetto dell’incertezza sugli obiettivi”. I suoi possibili effetti possono essere negativi, nel qual caso chiamiamo la loro causa un “rischio negativo”, o semplicemente un “rischio”. Possono però anche essere positivi, nel qual caso chiamiamo la loro causa un “rischio positivo”, o più comunemente una “opportunità”. Nella stragrande maggioranza delle organizzazioni dove pure vi sia una certa sistematicità nel gestire i rischi, il focus è interamente sulla riduzione della possibilità che si concretizzi un “rischio negativo”. Ciò è chiamato “Risk Management”. Tale situazione è conseguenza dell’attitudine diffusa a vivere la vita con paura e causa del triste stato attuale dell’economia e della condizione umana. I pochi imprenditori che hanno una diversa attitudine al rischio vengono considerati “Eroi d’impresa”. Alcuni fanno parte della mia galleria personale degli Eroi: Adriano Olivetti, Richard Branson, Elon Musk, Steve Jobs, Ray Anderson. Per questo articolo sarà particolarmente rilevante l’ultimo: cos’ha fatto di tanto speciale? Beh, al momento in cui scoprì il principio di sostenibilità, vi si gettò a capofitto con tutta la sua capacità d’imprenditore e, mentre faceva un sacco di cose buone per l’ambiente e la società, ha incrementato i risultati economici della sua attività in un modo impressionante. Ormai è storia nota, anche perché nel frattempo, purtroppo, Ray è morto. Ma la sua eredità rimane: l’esempio di un uomo d’affari a tutto tondo (conosco persone che lo hanno conosciuto e mi assicurano che non era un Gandhi) divenuto un “campione della Sostenibilità” facendo ottimi affari mentre faceva cose buone (Vedi il mio “Etica del Business Sostenibile” per alcuni esempi). Qual è la chiave di un successo come quello di Interface (la società di Anderson N.d.R.)
L’approccio Sistematico e Strategico alla Sostenibilità, è la risposta. Ecco perché ogni organizzazione che voglia cogliere i frutti della Sostenibilità deve mettere in pratica un Sistema di Gestione della Sostenibilità che abbia tali caratteristiche. Con la conoscenza necessaria, è possibile implementarlo anche in una PMI, così come nella più grande impresa multinazionale. È solo questione di volontà e di capire quanto possono essere enormi i frutti della sostenibilità. Non sto parlando dei cosiddetti “Frutti sui rami bassi” (Low-hanging fruits), come risparmiare energia cambiando le lampadine negli uffici. Certo, questo va benissimo, ma si tratta di un approccio infantile a un tema da adulti. Ovviamente i “Campioni della Sostenibilità” devono mantenere un po’ d’innocenza per rimanere visionari (Ricordi il discorso di Steve Jobs “Stay hungry, stay foolish”?) ma devono lavorare sistematicamente e assicurarsi di avere con sé tutta la loro gente se vogliono riuscire.
Quali possono essere i risultati dell’implementare la Sostenibilità Strategica? Il “business case” della Sostenibilità è ormai cosa acquisita dalla ricerca, ma se sei tra gli appassionati dei “numeri duri” ti consiglio di leggere “The Sustainability Advantage” dell’ex dirigente IBM Bob Willard (New Society, 2002). Onestamente, ti direi che c’è anche molto di più di quel che vi troverai. La Sostenibilità Strategica e Sistematica non solo serve come il migliore dei Risk Management, dal momento che tiene in considerazione i Bisogni Essenziali di tutti gli Stakeholders, ma massimizza gli effetti positivi delle “opportunità”, dal momento che scatena il potenziale creativo e di innovazione di ogni cellula dell’organizzazione.
Cosa serve per farla produrre al meglio? Ecco alcuni fattori chiave: