LEADERSHIP E AMORE SI COMPLETANO?
05/03/2017Leadership è dare più di quanto prendi
03/04/2017Devo dire, francamente, che ne ho abbastanza di persone che, di qualunque possibile soluzione ai loro problemi emerga, rispondono: “Sarebbe bello, ma è difficile”. Str…ate! Ciò che intendono realmente è: “Ho trovato la mia zona di comfort in questo problema e preferisco di gran lunga restarci rifugiato, lamentandomi e facendo la vittima, piuttosto che muovermi e assumere la responsabilità di cambiare la situazione”.
Se mi trovi troppo drastico, mi spiace, ma è ora che ci diciamo la verità. Pensa al più grande sconvolgimento della tua vita, quando sei nato. La nascita è un momento difficile, per la mamma e per il bambino. Implica dolore, sforzo, sudore e ansia, incertezza… ovviamente è un’esperienza personale e molto diversa per ognuno. Ma è il momento migliore della tua vita: è quando hai iniziato a esistere in questo splendido mondo. Ne è valsa la pena? Io direi di si, e con me molte persone, anche coloro che hanno una vita estremamente difficile, direbbero un sonoro “SI”! È valsa la pena del più grande cambiamento della tua vita. Avresti preferito morire nel grembo di tua madre? Perché questo è ciò che accade quando il cambiamento non avviene quando ne è il momento.
Ora: cosa accade troppo spesso quando una situazione è scomoda (o inefficiente, inefficace… definiscila come vuoi) e c’è bisogno di cambiare? Un sacco di persone si lamentano. Fin qui, tutto bene: stai male in una situazione e lo dici: condividi con le persone che hai vicino cosa accade. E poi? Mentre pochi cercano di fare qualcosa, una gran parte preferisce continuare a lamentarsi, cercando un capro espiatorio: il destino, il Governo, il mercato, la globalizzazione, il loro capo, i loro collaboratori, i colleghi… chiunque va bene.
Tra questi alcuni cercheranno aiuto, ma non stanno realmente cercando aiuto: vogliono conferma che la loro situazione è difficile in modo unico e che non ci si può far nulla, cioè in pratica che non sono responsabili se le cose continuano ad andare male. Vogliono essere “speciali” nel loro ruolo di vittime: di casi disperati. Puoi fornire loro i migliori strumenti per trovare una soluzione, dar loro ogni prova che sarebbe possibile purché facciano la loro parte… Riceverai la stessa risposta: “Oh, sarebbe magnifico, ma è difficile!” Avranno quegli occhi da cocker bastonato, lo sguardo perfetto da vittima (anche se per il cocker è semplicemente un tratto genetico a rendergli quegli occhi irresistibili) e cercheranno di manipolarti in una collusione con il loro vittimismo.
Nella mia vita professionale ho incontrato troppe di queste persone: ne ho piene le tasche, e mi rendo conto che divento sempre più duro quando le incontro. So che si tratta della miglior scusa per non mettersi all’opera per cambiare una situazione in meglio. Peraltro, ho incontrato persone con vite così difficili che mi meravigliavo che rimanessero vive, eppure continuavano ad andare avanti, lottando per migliorare la propria condizione senza lamentarsi, assumendo le proprie responsabilità e agendo con forza. Non dicevano “È difficile”: si facevano su le maniche e si mettevano al lavoro!
Peggio ancora, le persone che si rifugiano nelle loro comode difficoltà tendono a sabotare gli sforzi di chiunque cerchi di cambiare. Hanno un tale talento nell’avvelenare i pozzi del cambiamento che tutta l’energia positiva per il miglioramento sembra venga drenata dalla loro inerzia. Qualunque sforzo i loro colleghi (amici, pari, leader, collaboratori, consulenti…) facciano essi trovano una obiezione e una giustificazione per non agire. Sono le persone perennemente “Si ma”, oppure “Voglio saperne di più”. Un altro argomento tipico è “La realtà è diversa”, che è un’altra versione dell’evergreen “Non capisci”… e poi riprendono a lamentarsi di quanto è brutta la situazione. Nessuna indicazione di un qualsivoglia tentativo da parte loro di cambiarla in meglio. È semplicemente più facile distruggere ogni possibile iniziativa di cambiamento che li costringerebbe a prendere responsabilità e agire piuttosto che farsi su le maniche e mettersi all’opera. Trovano più comodo restare immersi nella merda e lamentarsi della puzza.
So che uso parole forti qui. Ma è tempo di lasciar perdere il “politically correct” e dire come ci si sente di fronte a questo atteggiamento. Il mondo ha bisogno di cambiamento, l’umanità ha bisogno di cambiamento, la vita delle aziende ha bisogno di cambiamento. Smettiamola di accettare la risposta “È difficile”. Dobbiamo sfidarla anche con la semplice contro-affermazione che io uso di solito: “Può darsi, ma È POSSIBILE!”. E poi chiedere “Tu vuoi star meglio?” Le persone che ostacolano il cambiamento a causa della loro ritrosia a lasciare la zona di comfort devono essere sfidate, anche per il loro stesso bene. Perciò: basta con le str…ate e mettiamoci al lavoro per innescare il cambiamento dovunque siamo e in qualunque posizione ci troviamo: È POSSIBILE!
Se vuoi aiuto per vedere come lo è nella tua situazione reale mandami una mail diretta e vedremo insieme come farlo nel modo migliore e più appropriato per te e la tua organizzazione